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Importanza della comunicazione nella riabilitazione

Quante volte ci è capitato di dire “l’altro fisioterapista da cui andavo mi diceva sempre che la mia schiena è un disastro” oppure “il medico mi ha detto di stare assolutamente a riposo”?

Il famoso detto che recita “ne ferisce più la penna che la spada” sembra valere anche nel mondo della riabilitazione. Ecco, forse in questo caso non saranno le parole scritte ma piuttosto quelle comunicate ai pazienti, spesso senza darci troppo peso, da parte di colleghi fisioterapisti o medici.

 

La paura del movimento o “kinesifobia”

Quando un paziente si rivolge ad un qualsiasi professionista sanitario si affida completamente alle sue competenze ed il suo compito dovrebbe essere quello di fornire non solo una riabilitazione efficace ma anche una guida per affrontare serenamente la vita quotidiana, indirizzandolo verso uno stile di vita sano e verso una comprensione a 360 gradi della sua situazione.

Qualunque persona sentendo queste parole farebbe la semplice associazione che movimento = pericolo.

È così che si instaura la famosa kinesifobia, cioè la paura del movimento per la convinzione che questo provochi o aumenti il dolore.

Da qui possiamo comprendere l’importanza nella scelta delle parole da utilizzare quando il fisioterapista o il medico parlano con un paziente. L’effetto che le parole e i fattori contestuali hanno nel successo della riabilitazione sono dimostrati anche da diversi studi scientifici, basti pensare che in un recente articolo del 2024 è stato mostrato come questi ultimi abbiano più peso specifico nella terapia rispetto al trattamento vero e proprio.

 

Ricetta per una riabilitazione di successo

La chiave del successo di un piano terapeutico passa senz’altro quindi dalla comunicazione diretta e chiara con il paziente. Sarà importantissimo definire degli obiettivi insieme e dare rilevanza alle domande che il paziente pone, cercando di aiutarlo a comprendere nella maniera più completa possibile quale trattamento è stato scelto e perché.

Il paziente deve essere responsabilizzato nel percorso che lo porterà a comprendere, come parte fondamentale della riabilitazione, che la paura del movimento non comporta una precauzione ma solo un ritardo nella guarigione e una maggiore rischio di cronicizzazione del dolore.

La guarigione passa sicuramente dal trattamento proposto ma anche dalla comprensione del paziente, che deve essere reso partecipe e “istruito” su cosa viene effettuato dal fisioterapista e perché.

 

Cosa deve fare il paziente?

La cosa più sbagliata che può fare il paziente è una pratica che oramai è diventata di uso comune, anche per colpa dei mezzi che la tecnologia ci fornisce, ovvero ricercare su Google i sintomi per fare una “autodiagnosi”. Questa tentazione, dalla quale tutti almeno una volta siamo stati attratti, può essere giustificata con il “mal comune mezzo gaudio”, ovvero il pensiero che se altre persone condividono il mio problema e “non sono l’unico” allora va tutto bene. In realtà, quello che capita è che spesso aprendo pagine web correlate alle ricerche di sintomi, la persona possa trovare diagnosi terribili o parole fuorvianti per i non addetti ai lavori.

Vi faccio un esempio: se si digita su Google “scosse lungo la gamba”, si apriranno una serie di risultati dove si parla di “nevralgia”, “forte infiammazione del nervo sciatico”, “ernia”, ecc... Approfondendo i risultati di ricerca si trovano parole come “invalidante”, “necessità di totale riposo”, “visita neurologica”.

Una persona normale, leggendo questi termini, ovviamente si spaventa e pensa di avere una patologia più complessa di quella che è in realtà e nella sua mente prevarrà l’idea di prediligere riposo, medicinali ed evitamento degli sforzi, senza rendersi conto che questo porterà il dolore a diventare cronico.

Il paziente deve affidarsi al professionista sanitario che deve essere in grado di dare una spiegazione esaustiva e non disfattista della reale situazione.

La fisioterapia non è un percorso unidirezionale, il paziente e la sua fiducia sono parte integrante del trattamento: deve esporre dubbi, paure e perplessità al fisioterapista che cercherà di risolverle.

 

Andrea Frascoli (Fisioterapista)

 

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